Uscito dalla foresta, ammirò il paesaggio rugiadoso del mattino sotto di sé e fu sopraffatto da una dolcezza sconosciuta per la bellezza di tutto ciò. Con i suoi occhi vivi vide la valle in fiore che si scioglieva in una luce d’argento all’orizzonte, e con gli occhi del suo cuore vide tutta la sua patria, dai campi della Stiria fino al mare...

misurò parsimoniosamente la bellezza mentre la spargeva sulla terra da est a ovest; passò accanto a paesaggi imponenti, ma non li guardò: giacevano lì desolati, fissando il cielo con occhi ciechi ed implorando pietà. Alla fine gli rimase una penna piena di bellezza; la sparse su tutti e quattro i lati, dai monti della Stiria allo scosceso litorale di Trieste e dal Triglav ai Gorjanci, e quindi disse: “Qui abiterà un popolo felice; il canto sarà la sua lingua, e il suo canto sarà un’esultanza!”. Come egli disse, così avvenne. Dalla semina di Dio un seme è germogliato: e sotto il Triglav è cresciuto il paradiso…

Hinko Smrekar (1913): Ivan Cankar, prigioniero e penitente

Ivan Cankar nacque il 10 maggio 1876 in una casa di Na klancu (Vrhnika) come ottavo di dodici figli nella famiglia artigiana e proletaria di un sarto triestino. Dal 1882 frequentò la scuola elementare di Vrhnika e dal 1888 il liceo scientifico (realka) di Lubiana. Qui si unì all’associazione studentesca Zadruga. Dopo il diploma, nel 1896, si recò a Vienna dove inizialmente studiò ingegneria, passando però ben presto alla slavistica. Insieme a Murn, Kette e Župančič fu uno dei quattro rappresentanti del modernismo sloveno. Le sue opere drammatiche furono inizialmente influenzate da Ibsen e Gogol, e successivamente dal neoromanticismo. Nelle sue opere Cankar richiamava l’attenzione sulla situazione politica che viveva il paese in quell’epoca. Il tema predominante era quello dell’individuo in lotta con la sua vita quotidiana da piccolo-borghese, ma erano presenti anche numerose idee di critica sociale.

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